mercoledì 4 dicembre 2013

Calcio: tifosi della Lazio arrestati, ma Varsavia è in Europa?

“Rumore, schiamazzo, ostacoli nell’uso del marciapiede da parte di altri pedoni”. Ho in mano il capo di accusa con cui le autorità polacche hanno processato per direttissima e condannato uno dei circa 150 tifosi della Lazio, arrivati la settimana scorsa a Varsavia.
Un processo penale. Un processo avvenuto senza la presenza di un difensore, senza la rappresentanza della nostra ambasciata. Un processo dove i ragazzi, tutti giovanissimi, molti minorenni, sono stati costretti a dichiararsi colpevoli, alcuni pagando una multa pari a circa 100 euro, per poter essere immediatamente rilasciati.
Non è avvenuto nel Terzo mondo, non è avvenuto in uno Stato dittatoriale, bensì in Polonia, in un paese dell’Unione europea dove fino a prova contraria dovrebbe esistere uno Stato di diritto.
Non stiamo certo qui a difendere i tifosi violenti e nulla possiamo dire sugli arresti dopo il lancio di sassi da parte di alcuni laziali nel confronti dei poliziotti polacchi, ma di certo non possiamo non condannare la decisione del tutto arbitraria della polizia locale di “fermare preventivamente i tifosi per evitare disordini”.

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