il mio intervento in aula
Signor Presidente, signor Ministro, i numeri che lei ci ha illustrato non ci stupiscono. Le crisi arabe e africane continuano a produrre ingenti movimenti e, nonostante questi numeri, noi sconsigliamo di calcare la mano sulla retorica emergenziale. D'altronde, lei stesso ha parlato di natura strutturale del fenomeno.
Le nostre coste sono da sempre una meta. Si parla di emergenza sin dagli sbarchi degli albanesi negli anni Novanta; poi vi furono i curdi, vi furono i kosovari e si direbbe che ogni volta sia una sorpresa, invece di una contingenza geopolitica da prevedere e gestire con mezzi adeguati.
Sono appunto le condizioni geopolitiche a provocare l'afflusso di persone e non certo, come dicono i colleghi della Lega Nord, l'abolizione del reato di clandestinità, sovente non applicabile e comunque non pertinente in casi di richiesta di asilo.
I profughi arrivano perché le condizioni dei loro Paesi non danno loro altra scelta e arrivano perché il nostro Paese è un naturale ponte nel Mediterraneo, per poi dirigersi spesso verso altre mete.
Gli impegni che abbiamo, in primis – e lo sottolineo – di fronte alla nostra Costituzione e poi alle Convenzioni internazionali (Ginevra, Dublino), ci richiedono un approccio responsabile e lungimirante. Troppo spesso si è drammatizzato e non si è fatto, lasciando ad esempio Lampedusa priva anche degli strumenti minimi o lasciando, furbescamente a volte, esfiltrare i profughi oltre frontiera, cosa notata con fastidio dai Paesi vicini. Il numero di richiedenti asilo e profughi accolti in Italia non è eccezionale. L'Italia è sesta tra i Paesi europei, alle spalle di tutti i Paesi maggiori. Un anno fa i rifugiati da noi erano 65 mila, a fronte dei quasi 600 mila in Germania. Il suo intervento di oggi pare a noi socialisti indicare una rotta ben diversa. Bene.
Ora, se siamo davvero di fronte ad un aumento dei flussi, dobbiamo attrezzarci con responsabilità e senza furbizie. L'Unione europea, che già contribuisce sostanzialmente, potrà, anzi dovrà essere più e meglio coinvolta e lei ha avanzato proposte in questo senso. Ne aggiungiamo una sola già avanzata all'indomani della tragedia di Lampedusa. Pensiamo a metodi di individuazione preventiva degli aventi diritto all'asilo direttamente sull'altra sponda del Mediterraneo magari in centri promossi dalla UE.
L'Italia può essere all'altezza del suo compito e io ringrazio anche personalmente per le sue parole e per la sua emozione
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