giovedì 10 aprile 2014

Ricerca embrioni, fermare l’iniziativa “One of Us”



“Non dare seguito all’iniziativa “One of Us” volta a impedire che nessun fondo dell’Unione venga destinato ad attività che distruggono embrioni umani o che presuppongono tale distruzione”. Lo chiede Pia Locatelli, in qualità di coordinatrice del gruppo interparlamentare per la salute globale delle donne, in una lettera inviata al vicepresidente europeo Antonio Tajani, in merito all’audizione che si è svolge il 10 aprile al Parlamento europeo.
“L’atto, oltre a violare i diritti sessuali e riproduttivi delle donne e a essere contraria agli impegni internazionali sottoscritti dal governo italiano quali il Programma d'Azione del Cairo (1994) e la Piattaforma di Azione di Pechino (1995), se accolta, comporterebbe anche la modifica di alcune norme europee: le politiche di ricerca non vanno fermate e gli impegni a favore degli aiuti allo sviluppo in tema di salute materna e infantile vanno rispettati”.

leggi la lettera

Egregio Dr. Tajani,

Il prossimo 10 aprile al Parlamento europeo si svolgerà un’audizione sull’iniziativa “One of Us”, l’European Citizens' Initiative che ha l’obiettivo di modificare una serie di norme della Unione Europea per garantire che nessun fondo dell’Unione venga destinato ad attività che distruggono embrioni umani o che presuppongono tale distruzione. L'iniziativa riguarda, quindi, due settori:
· la ricerca che utilizza embrioni umani o cellule staminali embrionali umane;
· l'Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) destinato alla salute materna per il raggiungimento dell’Obiettivo 5 di Sviluppo del Millennio (OSM) perché, secondo i promotori dell’iniziativa, i fondi stanziati per questo scopo potrebbe essere utilizzati per finanziare anche indirettamente l’aborto.
 La mia attività parlamentare mi ha sempre vista impegnata a proteggere e promuovere i diritti delle donne e la libertà di ricerca e non posso quindi non dissentire profondamente da questa iniziativa per le ragioni che qui di seguito indico brevemente. Coloro che la sostengono, ritenendo che la vita inizi con il concepimento e che da quel momento in poi debba essere protetta ad ogni costo, non hanno alcuna attenzione per la gravità delle conseguenze che questa posizione comporta. Conseguenze sulle quali mi permetto di richiamare la sua attenzione, in quanto alcune di esse riguardano direttamente le competenze della Commissione Europea. Sarebbe limitata, infatti, la possibilità di aderire ad accordi e/o iniziative internazionali relativi alla salute materna, come il Piano sulla Salute Materna e Infantile “Every Women, Every Child” del Segretario Generale delle Nazioni Unite del 2010; gli Impegni finanziari assunti a Muskoka al G8 del 2010 per promuovere la salute materna e infantile; le recenti Agreed Conclusion adottate in occasione della 58° Commission on the Status of Women (marzo 2014) che hanno riaffermato la validità del Programma d'azione del Cairo (1994) e della Piattaforma di azione di Pechino (1995), richiedendo investimenti "per un'assistenza sanitaria completa e di qualità per la salute sessuale e riproduttiva", tra cui la contraccezione d'emergenza, l'informazione e l'educazione, l'aborto sicuro, là dove è consentito dalla legge, la prevenzione e il trattamento delle infezioni sessualmente trasmissibili, compreso l'Hiv, e lo sviluppo di programmi di educazione sessuale per i/le giovani. Inoltre, le conclusioni richiamano al riconoscimento del diritto delle donne di "decidere liberamente e responsabilmente sulle questioni relative alla loro sessualità libere da coercizione, discriminazione e violenza". L’iniziativa “One of Us” comporterebbe un taglio di circa 120 milioni di dollari annui di APS europeo destinato alla salute materna negando così alle donne dei Paesi in via di sviluppo i servizi per la salute riproduttiva e provocando di conseguenza la morte di circa 800 donne ogni giorno. Il finanziamento europeo alla salute materna trova la sua base legale e politica in una serie di documenti della UE: l’art. 208 del Trattato di Lisbona in materia di cooperazione allo sviluppo dice che “gli Stati membri devono rispettare gli impegni e tener conto degli obiettivi approvati nell’ambito delle Nazioni Unite e delle altre organizzazioni internazionali”. Successivamente, nel 2005, con l’ “European Consensus Development”, i Presidenti della Commissione, del Parlamento e del Consiglio hanno definito i principi comuni che regolano la politica di sviluppo della UE e degli Stati membri, tra cui il raggiungimento degli OSM sottoscritti dagli Stati aderenti alle Nazioni Unite. Più recentemente, le conclusioni del Consiglio della UE nella “Overarching Post 2015 Agenda” stabiliscono che la UE si impegna a promuovere, proteggere e attuare tutti i diritti umani e ad attuare, in modo completo ed efficace, la Piattaforma d’Azione di Pechino, il Programma di Azione della Conferenza su Popolazione e Sviluppo del Cairo e i documenti prodotti nelle conferenze di revisione che ne sono seguite.
Desidero quindi esprimere il mio dissenso su questa iniziativa che viola i diritti umani delle donne,  in particolare i diritti sessuali e riproduttivi, ed è contraria agli impegni internazionali sottoscritti dal governo italiano quali il Programma d'Azione del Cairo (1994) e la Piattaforma di Azione di Pechino (1995) e alle leggi nazionali che riguardano la salute delle donne. Con riferimento a queste ultime, auspico che nello svolgimento delle sue funzioni in Commissione Lei tenga conto anche degli impegni  del governo italiano.
 Ancora una volta sottolineo le conseguenze che questa azione potrebbe determinare e La invito a non dar seguito alla iniziativa “One of Us” che, se accolta, comporterebbe anche la modifica di alcune norme europee: le politiche di ricerca non vanno fermate e gli impegni a favore degli aiuti allo sviluppo in tema di salute materna e infantile vanno rispettati.
 Confido nella sua attenzione a queste mie preoccupazioni e La saluto cordialmente.Pia LocatelliParlamentare italiana

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