Ventimila euro e due anni di attesa. E’ questa l’esperienza vissuta da una coppia che conosco e che ha adottato un bambino in Brasile. Un vero e proprio calvario burocratico fatto di domande, di attese, di esami, di paure e di speranze. Una storia come tante che si è potuta concludere con un lieto fine solo perché la famiglia adottante aveva le disponibilità finanziarie necessarie.
Pensavo fosse un caso limite, isolato, e invece andando a guardare la media dei costi dichiarati dai vari enti autorizzati che si occupano di adozioni internazionali (una vera e propria giungla dove i prezzi variano di migliaia di euro), ho scoperto che è la norma. Tra costi effettivi dichiarati da enti e associazioni e costi sostenuti dalle famiglie, prima in Italia e poi all’estero, si parla di cifre che talvolta superano i 30 mila euro.
Le spese sono le più varie: produzione dei documenti che entrano a far parte del dossier adottivo, traduzioni, spese notarili, diritti di cancelleria, visti consolari, documenti di identità, spese mediche, alle quali si aggiungono i costi del viaggio (o dei viaggi) che i futuri genitori devono fare per incontrare il bambino o la bambina, compresa la permanenza nel suo paese di origine per periodi che variano da uno a due mesi. A questo si aggiunge l’assenza dal lavoro e in alcuni casi anche il mancato guadagno.
Ben venga quindi una mozione, quella a prima firma Quartapelle che abbiamo sottoscritto, volta a snellire le pratiche, a dare tempi certi, a contenere i costi, e, soprattutto a aumentare il fondo per le politiche per la famiglia e a prevedere agevolazioni fiscali per far sì che diventare genitori non sia solo una questione di reddito, un privilegio riservato ai ricchi a chi se lo può permettere. Ricordando sempre che adottare un figlio o una figlia non è un atto egoistico per il quale bisogna in qualche modo pagare, ma un atto di amore che andrebbe sostenuto e agevolato, pensando soprattutto al bene di bambini e bambine.
Pensavo fosse un caso limite, isolato, e invece andando a guardare la media dei costi dichiarati dai vari enti autorizzati che si occupano di adozioni internazionali (una vera e propria giungla dove i prezzi variano di migliaia di euro), ho scoperto che è la norma. Tra costi effettivi dichiarati da enti e associazioni e costi sostenuti dalle famiglie, prima in Italia e poi all’estero, si parla di cifre che talvolta superano i 30 mila euro.
Le spese sono le più varie: produzione dei documenti che entrano a far parte del dossier adottivo, traduzioni, spese notarili, diritti di cancelleria, visti consolari, documenti di identità, spese mediche, alle quali si aggiungono i costi del viaggio (o dei viaggi) che i futuri genitori devono fare per incontrare il bambino o la bambina, compresa la permanenza nel suo paese di origine per periodi che variano da uno a due mesi. A questo si aggiunge l’assenza dal lavoro e in alcuni casi anche il mancato guadagno.
Ben venga quindi una mozione, quella a prima firma Quartapelle che abbiamo sottoscritto, volta a snellire le pratiche, a dare tempi certi, a contenere i costi, e, soprattutto a aumentare il fondo per le politiche per la famiglia e a prevedere agevolazioni fiscali per far sì che diventare genitori non sia solo una questione di reddito, un privilegio riservato ai ricchi a chi se lo può permettere. Ricordando sempre che adottare un figlio o una figlia non è un atto egoistico per il quale bisogna in qualche modo pagare, ma un atto di amore che andrebbe sostenuto e agevolato, pensando soprattutto al bene di bambini e bambine.
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