martedì 25 novembre 2014

VIOLENZA DONNE,COSÌ NON VA SERVE UNA MINISTRA CHE SE NE OCCUPI


“Se facciamo il punto della situazione dopo 20 mesi di legislatura, possiamo certamente dire di aver compiuto qualcosa di buono: dalla ratifica della convenzione di Istanbul, all’approvazione di una mozione ricca di impegni, alla legge contro il femminicidio, ma a tutti questi impegni non sono seguiti fatti concreti”.
 Lo afferma Pia Locatelli intervenendo alla Camera nel corso della celebrazione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

“Dovevamo “vestire” la ratifica della Convenzione di Istanbul adeguando l'ordinamento interno alle prescrizioni che la stessa contiene: ma a chi spettava prendere l’iniziativa? Dovevamo dare le gambe agli impegni della mozione votata all’unanimità: ma a chi spettava occuparsene? Dovevamo preparare il piano antiviolenza: ma a chi spettava predisporlo? Il fatto è che manca una figura di riferimento nel governo, ricco di presenze femminili ma ciascuna con compiti e deleghe specifiche diverse. No, così non va bene. 

C’è bisogno – ha concluso - di un Ministra dedicata, con deleghe proprie, senza la quale viene inevitabilmente a mancare quell'attenzione necessaria a portare avanti efficaci e continuative iniziative politiche per promuovere la parità e le pari opportunità tra uomini e donne nel nostro Paese e prioritariamente per contrastare la violenza in tutte le sue molteplici e drammatiche forme”.




il mio intervento in Aula

Signor Presidente, anch'io la ringrazio per averci offerto questa opportunità. Purtroppo un'opportunità che non molto conta e condivido i giudizi del collega Allasia, solo che se ne è andato anche lui, con tutto il suo gruppo che è sempre e solo maschile, permanentemente.
La ringrazio e le chiedo un momento di generosità sui tempi, perché a parlare di violenza in 2 minuti mi manca il respiro.
Cercherò di essere sintetica: da 15 anni celebriamo questa giornata per eliminare la violenza. Ma è cambiato qualche cosa in questi 15 anni ? Ce lo auguriamo, lo speriamo. E intanto un fatto positivo: la parola femminicidio, che fino a poco tempo fa non c'era, nomina un tragico fenomeno, quello delle donne uccise in quanto donne. E le cose, se non sono nominate, è come se non esistessero. Ecco, se ora diciamo «femminicidio», tutti sanno di quale tragedia parliamo.
Qualcuno dice che la violenza sulle donne è aumentata, forse anche a causa del tanto parlarne.
È difficile dire se i numeri che crescono siano dovuti davvero ad un aumento dei casi di violenza o ad una maggiore consapevolezza che aiuta l'emersione di un fenomeno sinora tenuto quasi completamente nascosto. Quante cadute dalle scale hanno nascosto drammi ben diversi ! Continuiamo ad interrogarci sulle cause della violenza e se si va al nocciolo, all'essenza, vediamo che le cause sono radicate nelle reazioni storicamente ineguali tra uomini e donne e nel pregiudizio culturale della superiorità del maschio sulla femmina (leggi Erdogan). Questo disequilibrio radicato nei secoli ora sta saltando perché c’è uno sfasamento tra il desiderio di libertà delle donne e la difficoltà degli uomini ad accettare questa libertà. Perché le donne camminano più rapidamente degli uomini nel percorso di libertà, un percorso che gli uomini fanno fatica ad accettare. Ma, forse, noi donne non li abbiamo aiutati a capire che liberamente insieme è meglio che insieme per forza o con la forza.
Non vogliamo una giornata celebrativa, così come non vogliamo accusare gli uomini violenti e basta, ma una giornata utile alla causa. E facciamo un brevissimo bilancio. Certo, abbiamo ratificato la Convenzione di Istanbul, strumento preziosissimo, se usato. Ma l'abbiamo usato ? Abbiamo approvato all'unanimità una mozione ricca di impegni, ben quindici. Ma cosa abbiamo fatto per dare loro concretezza ? Abbiamo approvato la legge contro il femminicidio trasformando un testo soprattutto punitivo in un testo più completo. Ma il piano contro la violenza in esso contenuto, pur con tutti i suoi limiti, anche finanziari, che fine ha fatto ? Dovevamo «vestire» la ratifica della Convenzione di Istanbul adeguando l'ordinamento interno alle sue prescrizioni. Ma a chi spettava prendere l'iniziativa ? Dovevamo «dare le gambe» agli impegni della mozione votata, ma a chi spettava occuparsene ? Dovevamo preparare il piano antiviolenza, ma a chi spettava predisporlo? Il fatto è che manca una figura di riferimento nel Governo, pur ricco di presenze femminili certamente, ma ciascuno con dei compiti e delle deleghe specifiche.
E chiudo: c’è bisogno di una Ministra dedicata, con proprie deleghe, senza la quale viene inevitabilmente a mancare quell'attenzione necessaria per portare avanti efficaci e continuative politiche per promuovere la parità e prioritariamente per contrastare la violenza in tutte le sue forme. E c’è bisogno di un'alleanza pro donne, che coinvolga tutti e tutte, uomini e donne, che promuova la consapevolezza che insieme per scelta è meglio, molto, molto meglio che insieme per forza o con la forza.

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