martedì 31 marzo 2015

Decreto antiterrorismo, bene lo stralcio sulle intercettazioni telematiche



Grazie, signora Presidente. Le disposizioni contenute in questo decreto-legge di contrasto al terrorismo sono una sorta di atto dovuto per dare completa attuazione alla risoluzione ONU n. 2178 del 2014, risoluzione adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ai sensi del capo VII della Carta delle Nazioni Unite, che quindi è vincolante. La risoluzione obbliga a reprimere quei comportamenti che, attraverso un coinvolgimento diretto, agevolano il compimento di atti terroristici anche in territorio estero, tra questi l'attività che i foreign fighters pongono in essere per affiancare conflitti armati con gruppi ed organizzazioni di matrice terroristica. La discussione di questo decreto arriva all'indomani di due episodi che lo rendono quanto mai attuale ed urgente: il primo a Tunisi, alle porte di casa, dove l'ISIS, per la prima volta, ci ha colpito direttamente, uccidendo quattro italiani, nel corso dell'attacco al museo del Bardo, che ha visto la morte di ventiquattro persone; il secondo, mercoledì scorso, qui a casa nostra, quando è stata sgominata una cellula di reclutamento dell'ISIS, attiva fra Piemonte, Lombardia, Marche ed Albania. Un risultato che è stato reso possibile grazie al lavoro prezioso dei nostri servizi e che va valorizzato, ma senza le strumentalizzazioni di chi va ripetendo l'assioma: immigrato uguale terrorista, come hanno fatto i colleghi della Lega, che, per cercare consensi, non cessano di alimentare paura e xenofobia. 
  Noi Socialisti siamo, quindi, d'accordo nel merito del decreto, mentre affermiamo che ci pare saggio che il Governo abbia accettato di stralciare dal testo la parte relativa alla possibilità di fare intercettazioni telematiche, in quanto il controllo da remoto del computer di un cittadino o di una cittadina mette in gioco libertà e diritti fondamentali e, quindi, va valutato e regolato con estrema ponderazione e prudenza. Sappiamo che la questione non è chiusa e che se ne riparlerà in occasione della discussione del disegno di legge sulle intercettazioni, ma noi Socialisti diciamo sin da ora – e lo ripeteremo quando se ne discuterà – che l'equilibrio tra libertà e sicurezza è precario e va valutato e regolato con cautela e delicatezza estreme.
Di questo decreto ci convince anche l'estensione della competenza in tema di terrorismo al Procuratore nazionale antimafia, ma avremmo preferito che tale competenza fosse più larga e avesse compreso anche l'autorizzazione ai colloqui in carcere tra funzionari e detenuti, che rientra invece nella competenza del procuratore generale. 

  Sottolineo due aspetti di dissenso che, però, non sono tali da impedirci di votare a favore del provvedimento, ma che vanno evidenziati. Il primo è il mancato coinvolgimento della Commissione affari esteri nell'esame in sede primaria del provvedimento. La sua cortese ma ferma risposta, signora Presidente, che indica l'opzione a favore della Commissione difesa non ci trova consenzienti. Noi socialisti siamo profondamente convinti che la politica di difesa sia al servizio della politica estera e non viceversa. Pertanto, ci è difficile accettare che la Commissione affari esteri sia stata assegnataria del provvedimento solo in sede consultiva. A nostro parere, questa situazione è determinata dal fatto che questo decreto mette insieme due materie affatto diverse: missioni internazionali e misure antiterrorismo, coinvolgendo così il lavoro di molte, troppe Commissione. Ci auguriamo che questo problema non si riproponga per futuri decreti, perché è sbagliato in sé e perché crea problemi come quello cui ho appena accennato. 
  Infine, sulle missioni internazionali, come abbiamo fatto per precedenti proroghe, votiamo convintamente anche la parte relativa alle missioni internazionali, che non sono, come qualcuno ha affermato, uno spreco di denaro, bensì un prezioso strumento per le popolazioni civili colpite da conflitti ed un importante contributo alle operazione di pace. La nostra partecipazione alle missioni fa parlare di «modello italiano», che è apprezzato nel mondo per i rapporti che sappiamo costruire con le ONG, le autorità, le comunità locali, e per gli interventi di tipo civile che vanno oltre l'intervento militare. Infine, ancora una volta, suggeriamo la possibilità che le diverse missioni possano essere valutate e votate singolarmente. Questo perché sono molto diverse fra di loro: alcune con un forte impegno per il capacity building, come nei Balcani, altre per il peace enforcing, in Libano, e poi vi è l'Afghanistan, Paese controverso. 
  Poiché crediamo che sia opportuna la più ampia convergenza in tema di politica estera, ancora una volta chiediamo, e sappiamo che varrà per le future votazioni, che i gruppi parlamentari si possano esprimere in modo differenziato sulle singole missioni. Poter avere un consenso largo sul maggior numero di missioni in cui il nostro Paese è impegnato ci sembra una positività da valorizzare. I socialisti voteranno a favore di questo decreto 

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