giovedì 30 aprile 2015

Dichiarazione di voto. Italicum


 Nel ricordare ancora una volta che i socialisti si sono appellati affinché non fosse posta la questione di fiducia sulla riforma elettorale, in quanto ritengono più corretta la soluzione del percorso ordinario, entrando nel merito  dell’articolo 2 di tale riforma richiamo i miglioramenti al testo rispetto alla prima lettura: l'innalzamento della soglia del premio di maggioranza al 40 per cento, l'abbassamento al 3% della soglia per l'accesso al Parlamento, entrambe proposte socialiste, così come lo sono state quelle che riguardano le norme per la democrazia paritaria, ossia: liste composte al 50% da donne e uomini pena la loro inammissibilità, collocazione delle candidature secondo un ordine alternato di genere, doppia preferenza di genere e  limite massimo del 60 per cento per capolisture dello stesso genere (e dio sa quanto vorrei che il 60% riguardasse candidature femminili).
Certo non posso non  ricordare con rammarico che tutti gli emendamenti volti a realizzare la democrazia paritaria erano stati respinti dalla maggioranza della Camera, nascondendo la vergogna di questa scelta dietro il voto segreto. Una vergogna alla quale il Senato ha posto rimedio accogliendo  appieno gli emendamenti che tante deputate, trasversalmente, avevano proposto.
Una brutta figura della Camera, cui ovviamo oggi grazie al Senato, ma difficile da cancellare.
In tema di democrazia paritaria, accogliendo la sollecitazione dell’Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria, che riunisce oltre 50 associazioni, gruppi e reti di donne, sin da ora noi socialisti chiediamo che analoghe norme per garantire la democrazia paritaria vengano inserite nella Riforma Costituzionale per il Senato dove invece, vista l’attuale composizione dei Consigli regionali, si rischia di avere un nuovo Senato “per soli uomini”.
Infine, riprendo la dichiarazione di voto del capogruppo socialista Di Lello per il voto all’articolo uno: l 'Italia ha bisogno di riforme e per vararle occorre stabilità. Tutti i dubbi e le perplessità, che non mancano, e pure qualche contrarietà di sostanza, come la cancellazione delle coalizioni , retrocedono dinanzi all'interesse dell'Italia. Votiamo a favore della fiducia, pur nella consapevolezza che l’uso delle azioni di forza quasi mai coincide con il giusto esercizio della leadership.

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