“Un riconoscimento per la storia socialista e per l’opera di Giuseppe Di Vagno, prima vittima dello squadrismo fascista”. Così i deputati del Psi Marco Di Lello e Pia Locatelli hanno commentato l’approvazione definitiva da parte della Camera della legge di istituzione del Premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno, che prevede anche disposizioni per il potenziamento della biblioteca e dell'archivio storico della fondazione Di Vagno, per la conservazione della memoria del deputato socialista assassinato il 25 settembre 1921.
“La fondazione Di Vagno, rara eccezione di ente culturale che opera nel Mezzogiorno, - hanno affermato Di Lello e Locatelli - ha il merito di tenere viva la sua memoria e di diffondere una storia spesso ignorata nelle nostre scuole e non solo della storia del socialismo, ma di quella dell'Italia, che è anche, ovviamente e non solo, quella del socialismo. Senza conoscere la storia non si può fare buona politica, non si possono comprendere i conflitti internazionali che lacerano il mondo, non si possono crescere figli e figlie. Per questo dobbiamo essere grati alla fondazione Di Vagno e a tutte quelle fondazioni che tra mille difficoltà economiche suppliscono a queste mancanze, custodiscono libri e giornali, fonti storiche insostituibili, e tengono viva la memoria”.
il testo dell'intervento
Grazie, signora Presidente. Nell'annunciare il voto favorevole dei socialisti alla proposta di legge che dispone l'istituzione del Premio biennale di ricerca in memoria del deputato socialista Di Vagno, vorrei ringraziare tutti i colleghi e le colleghe che sono intervenuti nel dibattito. Ma un grazie particolare va alle colleghe Manzi e Coccia, che nella discussione sulle linee generali hanno ricordato con precisione storica e passione politica la vicenda del primo martire della violenza fascista, ucciso dagli squadristi tre anni prima di Giacomo Matteotti.
Nei loro interventi le due colleghe hanno più volte ricordato che si trattava di due socialisti e lo sottolineo perché per molti anni non si è sentita pronunciare in Parlamento la parola «socialista» se non in termini spregiativi e gli interventi delle due colleghe del PD, così come la definitiva approvazione di questa legge, mi fanno sperare che finalmente qualcosa stia cambiando.
Ho la tessera del Partito socialista italiano da oltre quarant'anni e continuo ad essere orgogliosa di questa mia appartenenza e militanza. Certo, ci sono stati errori, anche gravi, nel mio partito così come in altri: ce ne assumiamo la responsabilità senza nascondere nulla, ma gli errori non possono cancellare quanto di buono abbiamo fatto per il Paese. L'azione politica di Giuseppe Di Vagno e il suo opporsi a costo della vita ai soprusi e alle violenze della nascenti dittatura fascista sono solo uno dei tanti esempi.
La fondazione Di Vagno, rara eccezione di ente culturale che opera nel Mezzogiorno, ha il merito di tenere viva la sua memoria e di diffondere una storia spesso ignorata nelle nostre scuole e non parlo della storia del socialismo, ma di quella dell'Italia, che è anche, ovviamente e non solo, quella del socialismo. Senza conoscere la storia non si può fare buona politica, non si possono comprendere i conflitti internazionali che lacerano il mondo, non si possono crescere figli e figlie.
Per questo dobbiamo essere grati alla fondazione Di Vagno e a tutte quelle fondazioni che tra mille difficoltà economiche suppliscono a queste mancanze, custodiscono libri e giornali, fonti storiche insostituibili, e tengono viva la memoria
il testo dell'intervento
Grazie, signora Presidente. Nell'annunciare il voto favorevole dei socialisti alla proposta di legge che dispone l'istituzione del Premio biennale di ricerca in memoria del deputato socialista Di Vagno, vorrei ringraziare tutti i colleghi e le colleghe che sono intervenuti nel dibattito. Ma un grazie particolare va alle colleghe Manzi e Coccia, che nella discussione sulle linee generali hanno ricordato con precisione storica e passione politica la vicenda del primo martire della violenza fascista, ucciso dagli squadristi tre anni prima di Giacomo Matteotti.
Nei loro interventi le due colleghe hanno più volte ricordato che si trattava di due socialisti e lo sottolineo perché per molti anni non si è sentita pronunciare in Parlamento la parola «socialista» se non in termini spregiativi e gli interventi delle due colleghe del PD, così come la definitiva approvazione di questa legge, mi fanno sperare che finalmente qualcosa stia cambiando.
Ho la tessera del Partito socialista italiano da oltre quarant'anni e continuo ad essere orgogliosa di questa mia appartenenza e militanza. Certo, ci sono stati errori, anche gravi, nel mio partito così come in altri: ce ne assumiamo la responsabilità senza nascondere nulla, ma gli errori non possono cancellare quanto di buono abbiamo fatto per il Paese. L'azione politica di Giuseppe Di Vagno e il suo opporsi a costo della vita ai soprusi e alle violenze della nascenti dittatura fascista sono solo uno dei tanti esempi.
La fondazione Di Vagno, rara eccezione di ente culturale che opera nel Mezzogiorno, ha il merito di tenere viva la sua memoria e di diffondere una storia spesso ignorata nelle nostre scuole e non parlo della storia del socialismo, ma di quella dell'Italia, che è anche, ovviamente e non solo, quella del socialismo. Senza conoscere la storia non si può fare buona politica, non si possono comprendere i conflitti internazionali che lacerano il mondo, non si possono crescere figli e figlie.
Per questo dobbiamo essere grati alla fondazione Di Vagno e a tutte quelle fondazioni che tra mille difficoltà economiche suppliscono a queste mancanze, custodiscono libri e giornali, fonti storiche insostituibili, e tengono viva la memoria
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