Signora Presidente, per molti anni Willer Bordon ha camminato a fianco dei Socialisti nella tormentata strada della seconda Repubblica, sempre alla ricerca di un approdo che fosse genuinamente laico e saldamente ancorato nel centrosinistra ai valori del riformismo. Iscritto insieme al PCI e al Partito Radicale e successivamente al PDS, lasciò quel partito nel 1993, che, da laico, riformista e liberale quale era, gli andava stretto e aderì ad Alleanza Democratica di Mario Segni, del repubblicano Bogi, di Adornato.
L'idea era di dar vita ad un'ampia coalizione di centrosinistra, preparando un sistema bipartitico che non si realizzò mai. Alle elezioni politiche del 1994, Alleanza Democratica superò di poco l'1 per cento e nelle europee, assieme al PSI di Ottaviano Del Turco, si fermò all'1,8 per cento. Quel partito non sopravvisse a lungo ai marosi della cosiddetta seconda Repubblica, ma Bordon continuò seguendo un percorso sempre interno al centrosinistra con Di Pietro e poi con Unione Democratica di Giorgio Benvenuto e dei Socialisti e poi ancora si ritrovò nei Democratici di Romano Prodi e nel 2001 aderì al progetto di Lamberto Dini, e c'erano anche i Socialisti di Boselli nella lista Dini. Poi passò alla Margherita per lasciare il seggio da senatore nel 2008, anche per protesta contro l'evoluzione del Partito Democratico, ritenuto solo una sommatoria di partiti. Qualcuno gli rimproverò questi cambi di casacca, io direi cambi di casa, che lui viveva con grande travaglio. L'aver cambiato tante volte casa non deve però trarre in inganno, perché i valori di riferimento Bordon non li ha mai cambiati. Saluti socialisti al nostro compagno di strada
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