martedì 19 novembre 2013

Più politiche per l'occupazione femminile per contrastare la povertà minorile

Intervento in aula sulle mozioni per il diritto all'infanzia e all'adolescenza in occasione della giornata mondiale dei diritti dell'infanzia che si terrà domani 20 novembre.

Ho letto con attenzione le mozioni presentate  sui diritti dell’infanzia e adolescenza: presentano dati allarmanti se pensiamo che l’Italia fa parte del club dei paesi potenti  e ricchi: quasi due milioni di minorenni vivono in situazioni di povertà, un terzo di essi in povertà assoluta, la maggioranza  nel Mezzogiorno.
Siamo al 22 posto su 29 paesi ricchi presi in considerazione, però siamo uno dei G8.
I più poveri tra i poveri sono i figli degli immigrati, i figli di famiglie numerose, i figli di famiglie monoparentali, e il solo genitore è di solito una madre.
Save the children nel suo rapporto del maggio di quest’anno ci indica alcune delle ragioni che determinano queste situazioni di povertà tra i minori e gli adolescenti. Ne voglio evidenziare una che considero pesante come un macigno: il basso tasso di occupazione femminile.
 In Italia il tasso di occupazione femminile non arriva al 50%: troppe donne prive di lavoro comportano allo stesso tempo  meno figli e  più bambini poveri.
Affrontare il tema del lavoro femminile significa capire che le buone politiche per l’occupazione femminile diventano subito buone politiche per le famiglie e quindi per i minori.
Contrastare la povertà minorile promuovendo i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza significa, quindi, attivare politiche  l’occupazione femminile, promuovere la conciliazione vita-lavoro,  ripensare  la struttura della spesa , spostando risorse  dalle vecchie generazioni a quelle più giovani, a partire dal sostengo alle famiglie.
Si tratta di una  sfida che è insieme nuova e vecchia: quella della riforma dello stato sociale.
Una sfida che è in primis culturale e poi finanziaria e politica.

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