venerdì 16 maggio 2014

Interpellanza urgente sui raduni nazifascisti di Rovetta e Lovere


Come ogni anno manifestazioni di stampo nazifascista sono state annunciate per il 24 e 25 maggio nei comuni di Lovere e di Rovetta. La denuncia è stata fatta L’ANPI provinciale e il Comitato Bergamasco Antifascista che hanno chiesto al prefetto di Bergamo di  impedire il raduno sia per la concomitanza con le elezioni amministrative ed europee e quindi in turbativa del divieto di comizi e riunioni di propaganda politica, fissato per legge, sia perché il contenuto viola la Costituzione, che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista. Il silenzio delle autorità, che fa presumere che le manifestazioni annunciate possano liberamente tenersi, ha creato comprensibile preoccupazione e vivo allarme in tutte le forze democratiche e antifasciste della nostra provincia.
A questo proposito Pia Locatelli ha chiesto al Ministro dell’Interno, con un’interpellanza urgente, se sia a conoscenza del particolare raduno che si svolge, oramai da quasi vent'anni, nei comuni di Rovetta e Lovere; 
quali iniziative abbia intenzione di assumere al fine di verificare, per il tramite del rappresentante territorialmente competente del Governo, le modalità con le quali è stata organizzata la manifestazione vista la concomitanza dello svolgersi delle elezioni; 
quali iniziative, anche di carattere normativo, abbia intenzione di assumere al fine di prevenire lo svolgimento di simili manifestazioni che, a parere degli interpellanti, violano le norme contenute nel nostro ordinamento.

>>leggi il testo dell'interpellanza

>> il mio intervento integrale



Voglio ricordare un episodio della mia famiglia per meglio spiegare lo spirito che mi ha indotto a presentare questa interpellanza urgente. Quando ero bambina, nostro padre raccontava a me, alle mie sorelle e ai miei fratelli “le storie”. Spesso erano episodi della sua vita:  la ritirata di Russia – era stato un alpino della Divisione Iulia -; la sua attività partigiana – aveva fatto parte del gruppo di giovani partigiani organizzati da Dami, pseudonimo di don Antonio Milesi, curato dell’oratorio parrocchiale; i giorni convulsi attorno al 25 Aprile. L'episodio che voglio raccontare si riferisce a quei giorni.
Alcuni fascisti erano rinchiusi nel carcere di Villa d’Almè, una stanzetta di fronte alle scuole elementari, in attesa di essere trasferiti nelle carceri di Bergamo. Carcerieri  erano i partigiani cui era affidato il compito di scortarli nel trasferimento. Alcuni di essi proposero un piano per “fare giustizia”:  simulare una fuga dei prigionieri in prossimità della città, in località Pascolo dei tedeschi, per poterli  fucilare alle spalle senza assumersene la responsabilità. Mio padre si oppose con forza, impedì questa “giustizia sommaria”, scortò di persona il convoglio dei fascisti tradotti in città, incarcerati a Sant’Agata, giudicati e, suppongo, condannati.
Ogni volta concludeva questo racconto dicendo che bisogna essere giusti, la giustizia deve fare il suo corso anche in situazioni difficili. 
Da mio padre ho imparato il  rispetto delle regole, il senso delle istituzioni, l’essere garantista, sempre. Mio padre era persona stimata, autorevole pur essendo giovane. Poco più che trentenne fu eletto primo sindaco dopo la Liberazione e fu sindaco democristiano per sedici anni.
Quello raccontato da mio padre fu uno degli episodi tristi che avvennero in quei giorni convulsi, di giusta esaltazione per la libertà conquistata dopo oltre vent’anni di fascismo. Giorni con tante luci ed alcune ombre. Tra queste l’episodio di Rovetta che racconto brevemente.
Il 26 aprile 1945 i militi della Divisione Tagliamento della RSI, di presidio presso la Cantoniera della Presolana in provincia di Bergamo, venuti a conoscenza della resa nazifascista, decisero di scendere a valle preceduti da una bandiera bianca. Giunti a Rovetta deposero le armi e si consegnarono al Comitato di Liberazione Nazionale locale. Vennero alloggiati nella sede delle scuole elementari in attesa di essere consegnati alle autorità. Due giorni dopo arrivò a Rovetta un gruppo di partigiani che prelevarono i prigionieri, li scortarono al cimitero del paese dove li giustiziarono. Erano 43 giovani dai 15 ai 22 anni.
L’anno successivo la Procura della Repubblica di Bergamo aprì un procedimento penale che si concluse dopo cinque anni con una sentenza di non luogo a procedere contro gli imputati perché la fucilazione era da considerarsi un’azione di guerra in quanto l’occupazione nel territorio bergamasco era cessata tre giorni dopo, il 1° maggio 1945.
Fu un episodio tragico, non il solo in zona, sorte analoga toccò a due fascisti di Lovere, prelevati dall’ospedale dove si trovavano ricoverati, giustiziati, i corpi gettati nel lago e mai ritrovati.
Riconosciamo la tragicità di questi fatti, ma i due episodi non autorizzano né giustificano adunate e revival fascisti in quei luoghi.
Invece quei tragici episodi generano nei due paesi della bergamasca, Rovetta e Lovere, un revival fascista in grande stile con insegne, aquile romane, divise da camerata, immagini e inni al duce. Dal 1986 l’ultima domenica del mese di maggio al cimitero di Rovetta si radunano  esponenti e gruppi di estrema destra per commemorare i 43 giovani miliziani della RSI della Legione Tagliamento.
Vi abbiamo assistito e assicuro che queste adunate poco hanno a che fare con la commemorazione dei morti.  La commemorazione è usata come pretesto per fare quello che le nostre leggi non consentono, dato che considerano reato l’apologia di fascismo e l’incitamento alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali, che è quello che puntualmente si verifica durante questi raduni. 
In queste occasioni viene  violata  la Costituzione,  che vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista.
Io credo che non possiamo chiudere gli occhi di fronte a questi episodi, non si può parlare di commemorazione e di rispetto delle opinioni altrui, perché in questi casi si va ben al di là di questo, si va contro le leggi e si viola la Carta Costituzionale.
Quest’anno c’è una ragione in più per vietare lo svolgersi della manifestazione: la concomitanza con le elezioni amministrative e per il rinnovo del Parlamento europeo; una ragione in più, come se ce ne fosse bisogno, perché questa adunata non abbia luogo.
Non possiamo nasconderci dietro l’ipocrisia del ricordo dei morti. 
Signor Ministro, non è una commemorazione, è una manifestazione politica fascista in spregio delle leggi e in violazione della Costituzione. La fermi!
L’Anpi provinciale e il Comitato provinciale antifascista di Bergamo, nelle persone dei rispettivi presidenti, ing. Salvo Parigi e avv. Carlo Salvioni, si sono incontrati con le autorità locali ed hanno illustrato le ragioni per cui queste manifestazioni debbano essere impedite. Alla loro richiesta si sono associati i “Ribelli della montagna”, un gruppo  di persone, che operano in realtà molto diverse tra loro, che vivono nei paesi della zona, dai quali ho ricevuto una sollecitazione ad agire.

Mi sono quindi attivata per interpellare il Ministro dell’Interno chiedendogli: 

- se è a conoscenza del particolare raduno che si svolge, oramai da quasi vent’anni, nei Comuni di Rovetta e Lovere;
- quali iniziative ha intenzione di assumere al fine di verificare, per il tramite del rappresentante del Governo territorialmente competente, le modalità con le quali è stata organizzata la manifestazione, vista la concomitanza dello svolgersi delle elezioni;
- quali iniziative, anche di carattere normativo, ha intenzione di assumere al fine di prevenire lo svolgimento di simili manifestazioni che, lo sottolineiamo ancora una volta, violano le norme del nostro ordinamento e la Carta Costituzionale.

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