Università degli Studi “La Sapienza”
Facoltà di Giurisprudenza - Aula Calasso
Piazzale Aldo Moro, 5
Roma
IL MIO RACCONTO
28 aprile 2014
L'arrivo ricorda un film di spionaggio: lasciamo l'aeroporto su un pulmino blindato, scortati dai carabinieri, accompagnati dal gracchiare di radio trasmittenti che comunicano in codice il nostro passaggio. Benvenuti a Sana'a, capitale dello Yemen, dove trascorreremo quattro giorni da "prigionieri di lusso" all'interno delle mura di cinta del nostro albergo. La frequenza dei rapimenti nei confronti degli stranieri impedisce di fatto di muoversi all'esterno se non sotto scorta e con auto blindate, e la nostra ambasciata giustamente non vuole correre rischi.
Siamo qui per parlare di donne, di parità e di diritti, in un Paese dove la condizione femminile drammatica, non a caso lo Yemen, per il terzo anno consecutivo, stato dichiarato dalla classifica del Global Gender Gap Report come il posto peggiore dove essere donna.
Faccio parte, assieme a giuristi, sociologi e politici, di una delegazione che partecipa a un seminario promosso dall'associazione Minerva e dalla LAW International. L'iniziativa, che all'interno di un progetto pi ampio di relazioni con le donne del mondo arabo, volta a fornire un supporto nel difficile processo di transizione verso la democrazia del Paese dopo i 33 anni di dittatura del presidente Saleh.
Un passaggio, avviatosi dopo le manifestazioni della primavera araba, che, con l'appoggio del vecchio gruppo dirigente, ha portato all'istituzione della Conferenza per il Dialogo Nazionale, una sorta di assemblea costituente, divisa in 9 sottocomitati che in nove mesi di lavoro ha prodotto 1.800 "raccomandazioni", che costituiscono la base per il testo costituzionale. Alla redazione della Costituzione ha iniziato a lavorare un comitato di 18 persone, 4 delle quali donne. Il lavoro dovrà essere completato in 4 mesi, successivamente il testo costituzionale sar¢ sottoposto a referendum.
In un primo momento mi chiedo quanto sia utile parlare di rappresentanza di genere, di quote e di diritti in un Paese dove l'80% delle donne │ analfabeta e la maggior parte vive in zone rurali prive di elettricit¢, gas e acqua, ma poi la passione delle donne yemenite coinvolte nel processo di riscrittura costituzionale e il loro interesse nei confronti delle nostre esperienze mi hanno fatto ricredere. Certo fino a quando sussisteranno certe condizioni e le donne dovranno occuparsi dei bisogni primari della famiglia, dall'andare a prendere l'acqua all'accendere il fuoco per cucinare, non avranno possibilit¢ di emanciparsi. E' chiaro che c'│ assoluto bisogno di infrastrutture, ma un processo non esclude l'altro.
E qualcosa piano piano sta già cambiando, almeno dal punto di vista costituzionale . Già il fatto che tra i 575 membri della Conferenza il 30% sia composto da donne e che la nuova Costituzione dovrebbe prevedere una rappresentanza femminile del 30%, costituisce un importante passo avanti. Non bisogna dimenticare che qui le donne non hanno alcuna autonomia legale; vivono sotto la tutela di un guardiano (padre, marito, cognato, figlio), che decide per loro; lontane dagli sguardi di uomini che non siano stretti parenti; private dall'istruzione; costrette a matrimoni in giovanissima età; molte, complice la carenza di assistenza sanitaria, muoiono di parto. Oggi vengono combinati matrimoni con bambine di 12, 10 e perfino 8 anni. In pratica una legalizzazione della pedofilia. Nel testo della nuova Costituzione prevista una norma che vieta i matrimoni prima dei 18 anni, ma l'80% della popolazione vive nelle zone rurali dove le leggi tribali hanno la prevalenza su quelle dello Stato e quindi purtroppo per molte donne non ci sarà alcun cambiamento.
Molte famiglie, infatti, "vendono" le proprie figlie in cambio di una dote, complici povert¢ e ignoranza. Lo Yemen il Paese pi povero del mondo arabo, dieci milioni di persone, circa met¢ della popolazione totale, non hanno da mangiare, l'Onu ha parlato di disastro umanitario e sono le donne quelle che pagano maggiormente il prezzo di questa situazione.
Il lavoro da fare quindi ancora enorme. Noi abbiamo incontrato un'←lite: donne colte e informate. Tra loro ci sono tanta passione, tanta speranza, ma anche tanta preoccupazione. Sanno bene infatti che il distacco tra la città e le zone rurali immenso e che non sar¢ facile sradicare una cultura millenaria.
Ma il Paese reale non lo abbiamo visto. Abbiamo avuto una fugace visione in una visita blindata, ma pochissimi contatti con la popolazione. Il vero Yemen resta nascosto, come i volti, le mani e i corpi delle donne, dietro un pesante velo nero.
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