martedì 21 ottobre 2014

Parità di genere anche nel linguaggio



  Parita' di genere anche nel linguaggio. Una battaglia storica della presidente della Camera, Laura Boldrini, si e' riproposta  in Aula a Montecitorio. E' il deputato FI Sandro Biasotti a ' scatenare' l' episodio. Il tutto, risalirebbe a un fugace scambio di battute con il parlamentare, eletto in Liguria, subito dopo l' alluvione che ha colpito Genova. In quell' occasione Boldrini gli avrebbe ricordato l' opportunita' di essere chiamata ' signora presidente e non signor presidente'. Il deputato azzurro ha dunque raccontato l'accaduto in Aula, affermando che se chi presiede la Camera e' sicuramente una donna, dubbi, per lui, vi sono sul fatto che sia anche ' una signora'. 
 "Mi pare che ci siano due ordini di problemi. - ha detto Pia Locatelli intervenendo a fine seduta - Il primo argomento si riferisce all'uso del linguaggio, che va declinato secondo il genere. Troppo spesso mi capita di arrabbiarmi quando mi chiamano «il deputato», essendo io una deputata. A volte capita che dicano: «Ma no, è un problema perché si fa riferimento al ruolo, all'istituzione». Eppure, in banca mi chiamano «il cliente» e lì di ruolo proprio non si tratta.
   Allora, io suggerisco all'Aula di dedicare una sessione all'uso del linguaggio. Per fortuna la lingua si evolve e la lingua è espressione di categorie mentali e di situazioni. Certo, non avevamo nel passato le deputate, perché c'erano soprattutto, quasi esclusivamente, deputati. Non parlavamo di «ingegnera» perché non c'erano le donne ingegnere, ma parlavamo di «cameriera» e diciamo che «cameriera» non è cacofonico ed «ingegnera» sì. Anche l'Accademia della Crusca si sta adeguando a questa evoluzione del linguaggio, perché la lingua è un fatto vivo.
   Allora, io mi permetto di suggerire una discussione su questo argomento, che è già stato affrontato nella seconda metà degli anni Ottanta dalla Commissione nazionale di parità. N Naturalmente, sono assolutamente d'accordo con la Presidente Boldrini quando chiede di essere chiamata «la Presidente» o «la signora Presidente».
  Per quanto riguarda la signora Presidente della Camera, voglio cogliere l'occasione per esprimerle, ancora una volta, la mia stima, il mio affetto ed incitarla a continuare il suo lavoro, come lo sta facendo, nello stesso identico modo perché si mantiene signora" 

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