Il primo gennaio
del 1980, 35 anni fa moriva Pietro Nenni, uno dei grandi politici dello scorso secolo. Leader
politico, uomo delle istituzioni, grande giornalista.
Fu oppositore
del regime fascista che lo costrinse al carcere, all’esilio e poi al confino a
Ponza, leader storico del Partito socialista per molti anni, a cominciare dal
congresso del 1924.
La
sua leadership venne segnata da una scelta autonomista, sancita nel congresso di Venezia del 1957 che avviò
la fase dell’autonomia socialista: questa fase ebbe inizio l’anno dopo il XX
congresso del Pcus, dopo le denunce dei
crimini dello stalinismo e dopo l’invasione dell’Ungheria dell’autunno di
quello stesso anno. I tragici fatti del ’56 gli aprirono gli occhi, ci aprirono
gli occhi; altri preferirono tenerli chiusi.
L’autonomismo
di Nenni aprì il dialogo con i cattolici e con la stessa Dc dando vita al governo delle convergenze
parallele dopo la triste esperienza tambroniana del 1960 e successivamente al
primo centro-sinistra, in alternativa ai governi centristi, di centro-destra e
ai nostalgici del fascismo; con i governi di centro sinistra furono avviate le
riforme nel nostro Paese.
Pietro
Nenni sosteneva che la politica è attività di governo della società tesa a
realizzare il bene comune e ammoniva a non rinunciare mai ad affermare il
primato della politica gestendola come l’arte del possibile, del bene,
realizzabile, da preferire al meglio, che non si realizzava; e che la politica
“ non si fa né con i sentimenti né con i risentimenti ”. Una lezione ancor oggi
per tutti noi.
Non potendo
raccontare tutto quanto lo rese grande, vorrei ricordarlo con le sue parole,
accolte da un lunghissimo applauso dell’Aula del Senato, che pronunciò il 20
giugno 1979, quando da decano presiedette i lavori della prima seduta dell'VIII
legislatura. Parole ancor più attuali se riportate all’oggi.
“Non è questo
per me momento di discorsi, né per seminare il pessimismo, né per secondare
l'ottimismo che sarebbe soltanto di maniera.
Né l'uno né
l'altro sentimento corrispondono del resto allo stato morale e civile del Paese
che è alle prese con problemi di una gravità eccezionale, ma che dimostra,
nello stesso tempo, doti di coraggio pari ai rischi che minacciano la nazione.
Da ciò nasce un severo richiamo alla gravità dei tempi, che vale per i provocatori
del terrorismo, ma vale anche per chi sta alla finestra in un atteggiamento di
estraneità e di indifferenza. Combattere questo stato d'animo è tra i compiti
più urgenti della VIII legislatura”.
Un compito
urgente anche per questa che tutti noi, al di là delle demagogie, dei
populismi, degli interessi personali o di schieramento, siamo chiamati a
svolgere.
Al
suo funerale lo salutammo con un “Ciao Nenni”, che era il saluto di un compagno
durante la guerra di Spagna. Ancora oggi lo salutiamo così: ciao Nenni.
Nessun commento:
Posta un commento