mercoledì 16 dicembre 2015

Cambiare Schengen sarebbe un passo indietro

“Andiamo al Consiglio europeo di domani e dopodomani a chiedere una politica europea in tema di migrazioni e di asilo.
Andiamo al Consiglio europeo a difendere Schengen, consapevoli che cambiarlo in senso restrittivo sarebbe l’inizio della fine dell’Unione perché per i cittadini e le cittadine europei Schengen è il primo atto visibile, tangibile dell’Unione. Non facciamo passi indietro, ci aiuteranno non certo a risolvere i problemi, ma solo ad allontanare le soluzioni”. Lo ha detto Pia Locatelli, intervenendo per dichiarazione di voto sulla mozione di maggioranza sul Consiglio europeo del 17 e 18 dicembre 2015.

 


il mio intervento in aula
Signora Presidente, l'agenda del prossimo Consiglio europeo è molto affollata: il fatto è che i punti in discussione si moltiplicano perché si allarga la crisi che investe l'Unione. Sappiamo bene che costruire un'Unione sempre più integrata richiede tempo, determinazione e visione, ma questi elementi sono spesso mancati e le nuove leadership europee in buona parte hanno manifestato la tendenza a chiudersi in una visione nazionale, se non nazionalistica.
I muri concreti o virtuali confermano questo atteggiamento, nell'illusione che ciascuno pensando a sé posso salvarsi: ma è appunto un'illusione. 
  La mancanza di visione strategica degli ultimi anni ha impedito di riconoscere le nuove sfide in arrivo, e ci si è accontentati di volta in volta di soluzioni parziali, lasciando problemi irrisolti. Il caso dei flussi di persone verso l'Europa è emblematico: un milione di persone ha attraversato il Mediterraneo o percorso la rotta balcanica in quest'ultimo anno, e noi europei abbiamo dato risposte diverse. C’è chi come l'Italia, la Germania, la Svezia si è fatto carico del problema; e chi ha solo alzato la voce, oltre che i muri, pensando così di risolvere il problema del proprio Paese. 
  Su questi temi noi italiani, e pure noi socialisti, siamo stati i primi a dire che non di emergenza si trattava, ma di esodo epocale. Siamo stati i primi a dire che la soluzione non poteva che essere europea. Siamo stati i primi a salvare con Mare Nostrum tante vite umane, e a convincere i nostri partner europei che Frontex era inadeguata e andava rafforzata. Ed ancora, i primi a parlare di corridoi umanitari per togliere il fatturato agli scafisti e a tutti coloro che guadagnano sulla pelle di queste persone. 
  Andiamo al Consiglio europeo a chiedere una politica europea in tema di immigrazione e di asilo, e andiamo al consiglio europeo a difendere Schengen, consapevoli che cambiarlo in senso restrittivo sarebbe l'inizio della fine dell'Unione: perché Schengen è il primo atto visibile, tangibile per tante persone, cittadini, uomini e donne dell'Unione. Non facciamo passi indietro: ci aiuteranno non certo a risolvere i problemi, ma solo ad allontanare le soluzioni. I socialisti voteranno a favore della risoluzione di maggioranza !

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