"L'ideologia nazista sosteneva la necessità di
eliminare il popolo ebraico, senza differenza di età o di genere: fu forse
l’unico caso in cui le donne, solitamente discriminate, non lo furono.
Tuttavia, le donne furono spesso soggette ad una persecuzione eccezionalmente
brutale da parte del regime. Durante le deportazioni, le donne in stato di gravidanza e le madri
di bambini piccoli venivano generalmente catalogate come "inabili al
lavoro" e venivano perciò trasferite nei campi di sterminio, dove gli
addetti alla selezione le inserivano quasi sempre nei gruppi di prigionieri
destinati a morire subito nelle camere a gas.
Spesso erano costrette a scegliere tra il separarsi dai loro figli e dalle loro
figlie o morire. Tutte, con pochissime eccezioni, scelsero la morte”. Lo ha
detto Pia Locatelli, intervenendo alla Camera nel corso della commemorazione
per la giornata della memoria.
“Le poche deportate che riuscirono a sopravvivere
al lager e a tornare in Italia furono le prime a raccontare l’accaduto con le
parole scritte: su sette libri dedicati a Auschwitz cinque sono di donne. Il
merito di aver dato voce a queste donne ignorate o dimenticate va anche alla
mostra: "E tutto questo diventa una storia. I primi libri che in
Italia hanno raccontato di Lager", organizzata dal Consiglio delle
Donne di Bergamo in collaborazione con l'Istituto Bergamasco per la
Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, in corso fino all’11 febbraio”.
Il testo dell'intervento
"Sulla Shoah è stato detto tanto e tanto è stato scritto, documentato,
filmato e fotografato. E’ difficile, 76 anni dopo la rivelazione al mondo di
quell’orrore, aggiungere qualcosa che vada oltre la retorica. Ma dobbiamo ricordare
questa giornata, soprattutto oggi, in un tempo segnato da rigurgiti di
antisemitismo, xenofobia, intolleranza e populismo.Ricordare sempre quanto è accaduto è il solo
modo per far sì che la storia non si ripeta. In questa Giornata della Memoria vorrei ricordare la storia, un po’ meno
conosciuta,delle donne deportate a
Auschwitz.L'ideologia nazista sosteneva la necessità di
eliminare il popolo ebraico, senza differenza di età o di genere: fu forse
l’unico caso in cui le donne, solitamente discriminate, non lo furono.
Tuttavia, le donne furono spesso soggette ad una persecuzione eccezionalmente
brutale da parte del regime.Durante le deportazioni, le donne in stato di gravidanza e le madri
di bambini piccoli venivano generalmente catalogate come "inabili al
lavoro" e venivano perciò trasferite nei campi di sterminio, dove gli
addetti alla selezione le inserivano quasi sempre nei gruppi di prigionieri
destinati a morire subito nelle camere a gas.
Spesso erano costrette a scegliere tra il separarsi dai loro figli e dalle loro
figlie o morire. Tutte, con pochissime eccezioni, scelsero la morte”. Lo ha
detto Pia Locatelli, intervenendo alla Camera nel corso della commemorazione
per la giornata della memoria.Le poche
deportate che riuscirono a sopravvivere al lager e a tornare in Italia furono
le prime a raccontare l’accaduto con le parole scritte: su sette libri dedicati
a Auschwitz cinque sono di donne. Il merito di aver dato voce a queste donne
ignorate o dimenticate va anche alla mostra: "E tutto questo diventa
una storia. I primi libri che in Italia hanno raccontato di Lager",
organizzata dal Consiglio delle Donne di Bergamo in collaborazione con l'Istituto
Bergamasco per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea. in corso fino all’11 febbraio”.
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