giovedì 24 luglio 2014

Detenuti, il decreto è un atto dovuto non uno “svuota carceri”

“Non è uno svuota carceri, ma strumento per fare un uso corretto della carcerazione preventiva impendendo che chi non dovrà andare in carcere da colpevole non ci vada quando è solo imputato e quindi presunto innocente. Il punto qualificante del decreto è, infatti, nella parte in cui si ribadisce quella che dovrebbe essere una norma già vigente: non si può andare in carcere in corso di processo se si prevede che sarà concessa la sospensione condizionale della pena, o quando il giudice ritiene che la pena definitiva non potrà superare i tre anni di reclusione”. Lo ha detto Pia Locatelli nel corso della dichiarazione di voto sul decreto che prevede misure di risarcimento, in seguito alla condanna ricevuta dall’Italia da parte della Corte Europea per i Diritti Umani per il trattamento disumano dei nostri detenuti all’interno delle carceri. Nell’annunciare il voto favorevole del gruppo socialista, Pia Locatelli ha ricordato che, contrariamente a quanto afferma la Lega, il decreto “prevede che restino in carcere, oltre agli gli autori di delitti ad elevata pericolosità sociale, come i reati di mafia e terrorismo, rapina ed estorsione, furto in abitazione, anche quelli colpevoli di stalking e maltrattamenti aggravati in famiglia”.

il testo dell'intervento in aula:

E’ facile fare del populismo facendo leva sulle paure delle persone quando si tratta di discutere provvedimenti come quello che stiamo per approvare. E’ facile parlare di “paghetta” ai detenuti, degli otto euro che ci sono per i “delinquenti” e non per i pensionati, della liberazione di stalker e violenti. Sono argomenti di forte impatto, comprensibili a tutti, comodi e facili.
Meno facile raccontare come le cose stanno veramente. Dire che questo decreto-legge risponde ad un obbligo, che è la conseguenza della condanna della Corte Europea per i Diritti Umani: l’Italia condannata per il trattamento disumano che i detenuti subiscono nelle carceri. Questa condanna, che data da più di un anno, ha suscitato diverse prese di posizione, tra le molte quella del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha esercitato una convincente moral suasion.
L’attenzione si è focalizzata sul risarcimento, sulla paghetta dei detenuti, ma questo non è il cuore del decreto, è solo una parte, che ci auguriamo sia transitoria in vista di una ristrutturazione degli istituti penitenziari e di una più ampia riforma della giustizia.
Il punto qualificante del decreto è nella parte in cui si ribadisce quella che dovrebbe essere una norma già vigente: non si può andare in carcere nel corso del procedimento se si prevede che sarà concessa la sospensione condizionale della pena, o quando il giudice ritenga che la pena definitiva non potrà superare i tre anni di reclusione. 
Quindi questo provvedimento non è uno svuota carceri, ma è strumento per fare un uso corretto della carcerazione preventiva, impedendo che chi non deve andare in carcere da condannato non ci vada quando è solo imputato e quindi presunto innocente.
Nell’annunciare il voto favorevole del gruppo socialista, voglio ringraziare il lavoro svolto dalla Commissione con l’approvazione dell’emendamento Ermini che prevede che restino in carcere, oltre agli autori di delitti ad elevata pericolosità sociale, come i reati di mafia e terrorismo, rapina ed estorsione, anche i colpevoli di stalking e di maltrattamenti aggravati in famiglia. 

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