mercoledì 18 febbraio 2015

Libia, guerra ultima istanza




Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Gentiloni per essere venuto tempestivamente in Aula a fare chiarezza, perché le affermazioni raccolte fuori dal contesto possono essere facilmente travisate e ingenerare confusione. Quindi, è bene che la questione libica sia stata riportata nell'unico ambito che le compete, quello istituzionale, sia a livello nazionale che internazionale. 
  Tre brevi considerazioni. Chiedo alla Presidente una manciata di secondi in più perché due minuti sono davvero pochi. La prima riguarda l'atteggiamento delle forze parlamentari che di solito vale nelle democrazie mature. In politica estera si deve fare di tutto per non dividersi. Di fronte ad una minaccia esterna, la posizione di un Paese deve essere univoca. Le strumentalizzazioni non sono accettabili.
  La seconda considerazione riguarda l'enorme capacità dell'IS o dell'ISIS di comunicazione e, purtroppo, la nostra inadeguatezza. Loro sono riusciti a fare credere che il califfato ha conquistato parti importanti del territori libico. Si tratta, invece, di realtà locali che hanno sposato la causa dell'ISIS. Nulla di più, non c’è stata conquista del territorio. Invece noi siamo riusciti a farci qualificare come il Paese delle crociate, essendo noi un Paese laico che non vuole le crociate: né le loro, né le nostre. Quindi, maggiore attenzione.
  Terzo: il da farsi. Con convinzione noi socialisti affermiamo che l’escalation militare in Libia è opzione estrema e di ultima istanza; prima va sostenuta la capacità del popolo libico di autodifendersi e di autosostenersi e quella dei Paesi arabi vicini di intervenire in tutte le declinazione che lei, signor Ministro, ha indicato. 
  Questa linea di condotta ci mette anche al riparo da due problemi: che sia rievocata la spinosa questione del colonialismo italiano e che sia fomentata la retorica islamista, che invoca la guerra agli stranieri crociati per raccogliere consensi. Ma soprattutto, evita di creare le condizioni di una guerra asimmetrica, che sono proprio quelle ricercate dai gruppi insorgenti per massimizzare il loro potenziale offensivo. 
  Infine, non possiamo non ricordare che l'Italia ha personalità – è già stato detto dal collega Marazziti – con esperienza internazionale, autorevolezza, riconoscimento da parte delle numerose parti in causa libiche. Queste personalità possono svolgere un grande ruolo di mediazione e di raccordo dei diversi fronti libici non Daesh. È una risorsa preziosa da utilizzare, e non sbagliamo, da questo di vista, ancora una volta 

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