“L’emendamento prevedeva che nelle leggi regionali la frase promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive, fosse sostituitacon assicurano l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza. Una modifica, in linea con quanto previsto nella nuova legge elettorale approvata in Senato e che ci è stata richiesta dalle donne dell’Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria, che raccoglie oltre 50 associazioni. Modifica tutt’altro che superflua vista la bassissima rappresentanza di donne nei consigli di alcune Regioni”.
“Da un Parlamento, che vanta il maggior numero di donne elette dalla nascita della Repubblica e da un Governo per la prima volta paritario ci saremmo attese un atteggiamento diverso anzi opposto. Invece i colleghi e purtroppo anche le colleghe del PD, con le quali ho lavorato in sintonia per anni su queste battaglie, pur con qualche eccezione, hanno obbedito alle direttive di partito, piuttosto che compiere un gesto veramente riformatore”.
Signor Presidente, vorrei chiedere un po’ di attenzione ai colleghi e alle colleghe perché questo emendamento introduce nel testo di questa riforma un contenuto che è già stato compreso nella legge elettorale che è stata appena approvata al Senato e introduce il concetto di democrazia paritaria che è quella forma di democrazia che consente a uomini e donne di partecipare paritariamente alla formazione delle politiche e alla loro implementazione ai diversi livelli istituzionali, in questo caso il livello regionale. L'attuale testo, il settimo comma dell'articolo 117, dice: «Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive». Questo testo fu introdotto nella Costituzione tredici anni fa, con una legge costituzionale che è nata dal lavoro trasversale soprattutto di donne di diversi schieramenti politici. Era allora Ministra delle pari opportunità Stefania Prestigiacomo e presidente della commissione nazionale di parità alla Presidenza del Consiglio Marina Piazza. Quindi, donne di diversi schieramenti. Questo lavoro trasversale due anni dopo consentì di cambiare anche l'articolo 51 della Costituzione, rendendo quella stagione particolarmente ricca di elaborazioni. Da allora sono trascorsi rispettivamente tredici e undici anni e la consapevolezza dell'importanza del contributo delle donne in tutti gli ambiti e i campi della vita, compresa la politica, si è arricchita e abbiamo anche fatto delle elaborazioni nuove e definito concetti più avanzati e più stringenti. Oggi parliamo di democrazia paritaria, allora si parlava di quote. È per questa ragione che noi chiediamo di far compiere un passo in più a questo settimo comma dell'articolo 117, mantenendo la prima parte, quella relativa alla rimozione degli ostacoli, ma sostituendo la promozione della parità di accesso alle cariche con le parole: «(...) l'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza». Questo noi chiediamo e questo è quanto chiedono gli emendamenti successivi, che verranno dopo il mio. E voglio sottolineare che questo concetto è già stato scritto nella legge elettorale appena approvata e, quindi, non facciamo altro che mettere in Costituzione quello che abbiamo già scritto nella legge elettorale. Ce lo chiedono tante donne, comprese le donne dell'Accordo di azione comune per la democrazia paritaria che mette insieme 50 organizzazioni e reti che vogliono, appunto, realizzare la democrazia paritaria. Quindi, chiedo a tutti e a tutte, trasversalmente, di votare a favore di questo emendamento
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